I riflettori si accendevano, la luce era calda e abbagliante, le persone mi guardavano curiose. Io chiusi gli occhi e respirai a fondo.
«Oggi è un grande giorno per noi. Finalmente abbiamo il primo concorrente eliminato di Reality-off qui con noi. Un applauso per Giulio» diceva la voce squillante del presentatore in diretta nazionale.
A me invece fischiavano le orecchie.
Dopo solo ventiquattro ore dall’uscita dalla casa, provavo ancora disagio nel muovermi nella vita reale. Un interminabile mese era trascorso prima che quel biglietto comparisse sotto la porta d’uscita. Ricordo che mi ero appena alzato quando vidi quella busta rossa affiorare dallo spiraglio impercettibile tra porta e pavimento.
Il pubblico ha deciso. Giulio dovrà abbandonare la casa questa sera.
Non potevo oppormi al volere del pubblico, alla sua decisione. Salutai gli altri concorrenti e chiusi la porta alle mie spalle. Dopo solo un giorno venni catapultato in studio, seduto accanto al noto presentatore.
«Giulio, innanzi tutto: come stai?» mi chiese facendo risplendere tutti i suoi denti davanti al microfono. Immaginavo che l’unica cosa che realmente gli interessava era il suo cachet, d’altronde era la stessa cosa anche per me.
«Bene dai, devo riprendere il ritmo della realtà delle cose. Sai, un mese è tanto.»
«Certo, certo» disse il presentatore ammiccando alla telecamera, «E quale è stata la prima cosa che hai fatto uscito dalla casa?»
«Una bella doccia calda sperando di comparire sui maxischermi della città» risposi senza esitare.
«Certo, comprensibilissimo direi. Ma parlaci del tuo mese nella casa» e giù di nuovo con il sorriso in favore del pubblico.
«Be’ sai, è difficile da descrivere. Entri lì dentro sapendo che nessuno ti guarderà per chissà quanto tempo. Cioè non è facile. Niente telecamere o spettatori, niente di niente. Solo tu e gli altri. All’inizio facevamo la doccia in cucina.»
«La doccia in cucina?» mi chiese stupito. Ma fu solo un quesito destinato a evocare l’ilarità del pubblico. Sorrisi anche io, d’altronde era come una riabilitazione sociale per me.
«Si in cucina, era per sentirsi normali. Avevamo bisogno di essere visti dagli altri sempre e comunque. Cose del genere insomma. Ma è durata comunque pochi giorni. Il problema era il pubblico. In casa eravamo solo in dieci e avere solo nove spettatori durante la doccia o durante i bisogni, era deprimente e inutile.»
A quel dettaglio mi fece eco lo sconforto del pubblico. C’era anche qualche signora commossa.
«E poi cosa è accaduto?» mi chiese il commentatore. Il suo tono era diverso, non più premeditato, ma coinvolto e sconvolto dalle sofferenze vissute nella casa.
«Non ci abbiamo fatto caso, ma con il passare dei giorni chiudevamo le porte alle nostre spalle, cercavamo di non esser visti. Ognuno provava a ricavarsi momenti crescenti di solitudine». Non ressi a quei ricordi e una lacrima accompagnò le mie parole.
«Ti chiediamo scusa» disse il commentatore poggiandomi una mano di conforto sulla spalla, «noi non vedevamo né sentivamo quello che accadeva nella casa. Solo ora capisco quanto sia stato crudele.»
«Nessun problema, ho scelto io di partecipare e posso solo esser contento di aver fatto quest’esperienza. È un qualcosa che comunque ti segna e ti fa apprezzare quello che diamo per scontato. Sai, valori come narcisismo, esibizionismo, apparenza… ne comprendi l’importanza e il valore quando vengono meno, quando sai che nessuno è lì a guardarti, ad alzare l’audience del tuo scorcio di vita. Il senso dell’estetica vacilla in te in quelle situazioni estreme.»
«Davvero toccante Giulio, capisco.»
«Ho provato anche ad avere rapporti sessuali lì dentro, ma sapere di non esser visto da nessuno mi ha praticamente reso impossibile avere un’erezione. E poi i social: non condividere nulla per un mese è un qualcosa che accade solo in guerra. Sai…» poi mi presi una pausa. Avevo pensato tutta la notte se rivelare quel segreto, ma il pubblico doveva sapere e io volevo creare l’empatia necessaria per aumentare le visualizzazioni della mia quotidianità sugli schermi pubblici e in tv. Così decisi di confessarlo: «Ho pensato anche al suicidio.»
Il commentatore si coprì la bocca terrorizzato, lasciando alle telecamere i suoi occhi colmi di lacrime.
«Tranquillo, mi sono fatto forza e mi son detto “devi reagire” e così è stato: una volta fuori mi sono masturbato in diretta su tutti i social ed è stato come tornare a vivere.»
Applausi e ovazione del pubblico.
«Sei una bellissima persona, lo sai? Il pubblico ti amerà per il tuo essere spontaneo nel metterti in mostra. Ora dicci una cosa: sei uscito per primo e quindi hai vinto solo cinque minuti di diretta su tutto il territorio nazionale, cosa farai?»
«Un intenso rapporto sessuale con una modella» dissi con grande orgoglio.
«Benone, ottima scelta» affermò abbandonandomi nella penombra.
I riflettori erano solo suoi per quel finale: «Bene. Si conclude qui la prima puntata di Reality-off. Ci vediamo tra un mese per scoprire chi sarà ad abbandonare la casa. Mi raccomando: votate, votate e… votate! Seguite il vostro istinto e indicate per chi volete far uscire dalla casa senza telecamere! Buonanotte.»
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