“Una favola per adulti” è stata spesso definita questa raccolta di racconti di Italo Calvino.
La nomea di “favolista” è stata affibbiata con frequenza allo scrittore italiano più importante della seconda metà del xx secolo, ed è innegabile che questo titolo sia meritato. Il visconte dimezzato e Il barone rampante ne costituiscono l’esempio più lucido.
Credo però che la definizione più adeguata per questo libro sia di “favole per tutti”, dato che il pubblico al quale si rivolge è di tutte le età.
Marcovaldo, uomo semplice e un po’ ingenuo che cerca di essere scaltro, è un lavoratore manuale di non si sa cosa, padre di numerosi figli e assomiglia a un eroe vagamente chapliniano. Vive in una città che l’autore non cita ma che ci fa percepire come fumosa, indaffarata, piena di fabbriche e frenetica. La struttura di queste novelle è piuttosto semplice, fumettistica e segue uno schema classico che accompagna tutti e venti i racconti. Attraverso il passare delle stagioni il protagonista cerca un contatto con la natura e per realizzarlo elabora progetti e strategie destinati però a fallire. Quindi ogni storia si conclude con la delusione finale. Questo archetipo viene sempre ripetuto e rende il racconto semplice e fruibile a tutti.
Ma quello che è davvero importante sono i messaggi che i racconti contengono. Il primo e più significativo è il concetto di natura.
Iniziato nel 1952 e terminato nel 1963, il testo tratta temi ecologisti molto in anticipo sui tempi, sensibile a tematiche che all’epoca erano davvero rare. Ci parla della natura in contrapposizione all’uomo di città imprigionato tra cemento e fabbriche. Un ritrovato contatto con la natura che il protagonista cerca nelle aiuole dei parchi, nella transumanza con i pastori che attraversano la città e in altre situazioni a dir poco bislacche. (racconti Funghi in città e In viaggio con le mucche)
Marcovaldo cerca questo contatto primordiale, ma quella che incontra però è una natura ormai artefatta, modellata dall’uomo, inquinata e a volte pericolosa.
Le tematiche ecologiste non sono però le uniche trattate da Calvino in questa raccolta.
Non manca una critica al consumismo sfrenato (racconti Marcovaldo al Supermarket e I figli di Babbo natale) che rende tutti bisognosi di acquistare compulsivamente.
Geniale la trovata della ditta Sbam della quale nessuno sa nulla né di cosa si occupi, un espediente che ai più rammenterà la mega ditta di Fantozzi.
Quello che però personalmente ho trovato più bello da leggere è il Marcovaldo solitario e malinconico, non a caso il racconto La pietanziera è il mio preferito; non solo per lo spirito che lo pervade, ma anche per la descrizione della pietanziera stessa: un piccolo esempio da manuale di scrittura, parole che sono esattamente dove devono essere, che consentono di creare la scena e permettere al lettore di vederla, di sentire persino il sapore dei cibi e di essere lì con il protagonista.
La vena comico – malinconica è quella che ho preferito in questi racconti di uno degli autori più importanti che abbiamo avuto.
Un libro per tutti e che tutti dovrebbero leggere.
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