Un libro di una malinconia e bellezza struggente.
Non è un romanzo, quanto una sorta di diario slegato dal tempo; fogli sparsi su pensieri, riflessioni, considerazioni e un’intervista finale rilasciata poche settimane prima della sua morte.
È il racconto dell’uomo Flaiano più che dello scrittore o sceneggiatore, ma che si racconta con la penna dello scrittore e usando la vena satirica che lo contraddistingue.
Mirabili le considerazioni sui lavori stradali a Roma contenute in un’ipotetica lettera al sindaco della capitale; malinconica la passeggiata nella periferia in costruzione della città eterna negli anni 70, tra strade semi asfaltate che portano i nomi di scrittori poco noti e poeti dimenticati. Strade che spesso finiscono nel nulla. Un’idea del retaggio che lascia dietro di sé uno scrittore, un aspetto che lo riguardava da vicino.
Non manca certo la satira di costume della società di quegli anni che già contiene i germi di ciò che sarebbe diventata oggi.
Se avete amato La dolce vita di Fellini, di cui Flaiano era sceneggiatore, allora la prima parte del libro vi farà commuovere: “I fogli di via Veneto”.
È la storia della genesi del film, dei suoi continui rinvii, le sospensioni e infine l’agognato ciak che l’ha consegnata al mondo.
Ma la strada stessa è la protagonista indiscussa di queste righe. Racconta del poeta Cardarelli (Premio Strega 1948) del suo “esilio” in quella via che l’aveva adottato, delle sue battute amare e gli ultimi giorni raccontati con tristezza ma anche ironia. Una presenza costante quella del poeta in questo testo.
La via dei caffè viene descritta nei suoi cambiamenti, nella vita mondana e sfrenata, negli ombrelloni estivi che la fanno assomigliare a uno stabilimento balneare, fino a divenire la parodia di se stessa. Una strada in continua evoluzione poi fissata eternamente nella pellicola che tutto il mondo conosce, anche se Flaiano ci rivela che quella del film è stata ricostruita in un teatro di posa e nel vederla replicata la malinconia l’avvolgeva. Un po’ come quella reale in fondo.
Un libro che ho amato profondamente e che ho letto in una vecchia edizione della biblioteca di famiglia. Oggi il libro è edito da Adelphi e non credo che sia un caso.
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Flaiano il genio ispiratore dei film di Fellini ma dallo stesso tenuto in disparte.
Ciao Silvio, benvenuto. Hai ragione, spesso il rapporto tra menti eclettiche e a loro modo geniali è difficoltoso. Il binomio Fellini – Flaiano è stato conflittuale, con molte rivendicazioni da parte dello sceneggiatore. Credo però che alla fine sia la storia a parlare e questa ci dice che il connubio ha portato dei risultati eccezionali di cui godiamo ancora oggi.
Grazie della tua riflessione.